L’arte nel dolore

I più grandi artisti sono diventati tali, nella maggior parte dei casi, grazie ai loro momenti di difficoltà. Un cantante, uno scrittore, un autore di qualsiasi genere molto spesso da il meglio di sé in situazioni drammatiche. La natura umana è di base molto sensibile, poiché ciò che ci distingue da ogni altro essere vivente è il pensiero, che ci aiuta in molte situazioni ad andare avanti, ma che ci fa anche rimuginare su passato, presente e futuro. E questa è un po’ la nostra condanna. Quando si affrontano momenti bui è importante farsi forza, tenere la mente occupata e soprattutto affiancarsi a persone che ci vogliono bene e che possono aiutarci a superare il tutto. Ad esempio, nella perdita di un caro, è importante rivolgersi ad agenzie funebri di grande spessore: nella capitale l’agenzia Cattolica San Lorenzo, oltre ad accompagnare il defunto nel suo viaggio verso l’al di là con dedizione ed attenzione, cerca di prendersi cura dei parenti che piangono il proprio caro nel rispetto del loro dolore.

Giacomo Leopardi

La tristezza, la solitudine, il male di vivere hanno portato alla nascita di grandi opere d’arte musicali, visive e scritte. Uno dei più grandi poeti della storia italiana che tutti ricordiamo è Giacomo Leopardi, che dal suo studio “matto e disperatissimo” fu ispirato a tal punto da produrre opere ormai famosissime come Il passero solitario, L’infinito e lo Zibaldone. Leopardi nacque a Recanati nel 1798, figlio di un nobile severo e conservatore. Fin dall’adolescenza, il poeta manifestò un carattere molto riservato ed introverso, il tutto contornato da una salute piuttosto cagionevole. La sua condizione familiare, il luogo in cui cresce e la sua personale predisposizione alla solitudine, lo portano ad elaborare una visione pessimistica della vita e del tempo che scorre inesorabile e non torna mai indietro. La sua fu un’esistenza travagliata in cui si concesse poche volte un po’ di serenità. Ma ancora oggi le sue opere vengono lette ed imparate dagli studenti in tutte le scuole, a dimostrazione del suo genio. Genio fuoriuscito a caro prezzo, ma che ha donato lustro alla letteratura italiana con le sue meravigliose opere introspettive, in cui tutti noi un po’ ci rispecchiamo.

Fabrizio De Andrè

Come Leopardi, De Andrè viene riconosciuto oggi come uno dei più grandi, se non il più grande, cantautore e poeta italiano. Ma diversamente da Leopardi, De Andrè riconosce la fugacità della vita ed in particolar modo la triste, ma reale condizione umana. Cantava degli emarginati, dei poveracci, di coloro che subiscono di rimando ciò che la società costruisce intorno a loro, senza che nessuno lo sappia. La canzone di Marinella, Bocca di Rosa, Il pescatore, La ballata dell’amore cieco, sono solo alcune delle sue incredibili opere d’arte. De Andrè, scomparso prematuramente all’età di 58 anni per un carcinoma polmonare, lascia a chi lo ascolta una visione sottile della vita, che è sotto gli occhi di tutti, ma che nessuno aveva notato prima. I suoi testi sono poesie e come le più grandi poesie, vanno interpretati e quando lo si fa ci si rende conto della grandezza dialettica di quest’uomo che ci ha lasciato un dono molto prezioso: ci ha insegnato a vivere la vita comprendendola fino in fondo in tutti i suoi aspetti.

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